Parigi 2-5 giugno 2017

DSCN0474
veduta di Parigi dalla Tour Eiffel

 

Mentre scrivo, fuori tira un vento gelido che asciuga, tirandole, le ultime gocce di pioggia rimaste appiccicate ai vetri. In casa c’è la solita penombra, sono riuscita ad allinearvi in ordine di grandezza sul divano, la tv accesa, imbambolati in quella precaria quiete. Nella casa persiste ancora quel disordine dei rientri, nonostante ieri mi sia affannata nell’ intento di dissiparlo. Il cielo ha lo stesso colore scuro di quello che ci ha investiti sulla Tour Eiffel, sabato pomeriggio: il fragore di una pioggia prepotente scoloriva, gocciolando, quell’ entusiasmo che si era macerato sotto, in fila dietro quelle lunghe code, ai controlli, ammassati alla gente. E tu , piccolo mio, col viso spruzzato di pioggia e nuvole ti sei affacciato  sul tuo piccolo sogno: perché sei stato tu ad  insinuare l’ idea di Parigi , tirando fuori quel desiderio bizzarro, disegnandolo esile e sbilenco sopra tutti quei fogli. Ricordo che ne immaginavi la vetta disegnandola col palmo della mano, una cosa così enorme contenuta dentro a un bimbo di sei anni, ancorata ai suoi piedini, a salire su, fin dove quel braccino teso riesce ad arrivare.

Così, abbiamo organizzato il viaggio, abbiamo dato forma al tuo sogno, stringendolo in quattro piccoli giorni.

Il viaggio a Parigi è stato faticoso, ma non tutti i viaggi partono con lo stesso carico di spensieratezza. Le premesse erano già chiare quando, per svariati motivi ed errori dementi, abbiamo dovuto rivedere e cambiare tutto il programma: ci siamo trovati a partire il giorno dopo quello prescelto, in auto, rinunciando a quel treno che avrebbe ridotto il percorso ad una volata spensierata di sole tre ore e impiegandone quasi otto per raggiungere la scintillante capitale francese.

Sono quasi le nove quando raggiungiamo i nostri amici nell’ appartamento che ci ospiterà fino a domenica, quando ci sposteremo nella zona di Marne-la-Vallée per visitare  Disneyland.

Alloggiamo a Porte de Clignancourt, ai piedi di Montmartre, nel grande quartiere multietnico di Parigi.

DSCN0483

È venerdi sera e l’ aria è pesante, scende ogni tanto una pioggerella calda, sale forte al naso l’ odore della strada bagnata e, il lezzo d’ urina degli angoli dei palazzi, svapora dentro ai profumi di tutte le spezie del mondo. Usciamo un po’ stanchi, sazi della pasta al pomodoro che i nostri amici ci hanno amorevolmente preparato. Ci spingiamo su, arrampicandoci per viottoli luccicanti di mille localini affollati. È una serata calda, le strade sono piene di gente, stiamo sempre col naso all’ insù per scavalcare quel brulicare di corpi. S. mi tiene la mano, si è messa quella sua maglietta nuova che le piace tanto, si guarda intorno e sorride, mi dice che le sembra di essere in Italia. Arriviamo davanti al Moulin Rouge, giusto il tempo di capire che le pale enormi, illuminate a mo’ di giostra, hanno sicuramente risucchiato tutta l’ essenza ammiccante e curiosa del Pigalle  notturno, lasciando fuori lo squallore più bieco. Ce ne andiamo velocemente, con una fretta che non tentiamo di dissumalare e mi sembra di vedere scorrere, dalle manine che spuntano dal tuo passeggino, le scie luminose di quelle luci che non riesci a trattenere. Rincasiamo che è quasi l’ una, voi bimbi vi addormentate subito e nel minuscolo cortile, le finestre addossate l’ una alle altre, ci rivelano un mondo che vive ancora, che non si assopisce, cucina, mangia, ride e discute, s’ inebria della vita e non s’abbandona al sonno.

Sabato mattina l’ aria e frizzante, l’ afa si è scaricata in un temporale notturno e nel cielo terso corrono pompose nuvolone bianche. Lasciamo l’ appartamento con l’ idea di un percorso ideale, partendo da NotreDame sontuosa che ci vede salire in battello, i capelli scompigliati dal vento, le bocche socchiuse e gli occhi enormi, spalancati, pronti a bersi tutto il nuovo che li circonda.

DSCN0390
Notre Dame vista lateralmente dal Batobus

Scendiamo al Louvre: la base della grande piramide di vetro è rosa dalla solita calca di gente, dietro, le Musée, enorme ed imponente, l’avvolge tutta, dischiudendo il suo abbraccio solo sui verdi Jardin des Tuileries che ti accompagnano fin sotto l’obelisco egiziano a Place de la Concorde che tenta di proteggere, tra le due fontane d’ oro spruzzate, quella sua antica solennità che va a morire nel traffico impertinente che la circonda. L’ entusiasmo dei bambini è un po’ appassito, la folla li opprime, il camminare continuo inizia ad annoiarli e l’ Arc de Triomphe campeggia sporco alla fine degli ChampsÉlysée

 

                                  Il Louvre, l’obelisco a Place de la Concorde e l’Arc de Triomphe.

 

La Tour Eiffel la raggiungiamo stanchi ma divertiti, a bordo di un strano taxi scarenato che sfreccia impazzito in mezzo al puzzolente traffico parigino. L’ adrenalina scema miseramente di fronte alla folla che avvolge la torre. Ci sei tu, piccolo mio, incredulo di fronte a tanta vastità, resti tu, l’ ultimo barlume che si spegne sotto la pioggia, il freddo e la noia.

DSCN0446
Tour Eiffel

 

I nostri silenzi lunghi fanno l’ eco ai vostri malumori, la Métro ci lascia a casa esausti, nervosi e fradici.

Domenica troviamo il solito cielo di nuvole che corrono, arriviamo ai Jardin des Plantes con in mente una visita troppo breve: il giro nell’enorme serra tropicale, la pelle che si appiccica sotto le foglie giganti in quell’ improvvisa giungla artificiale. I nostri amici devono ripartire, devono recuperare i bagagli custoditi nella nostra auto, ci affrettiamo verso l’ uscita e mentre vi esortiamo a tenere quel passo svelto che non vi appartiene, lascio un saluto muto a quel canguro di cui mi avevi parlato Maya, ma che non abbiamo visto. Ci salutiamo e mi gusto in disparte gli abbracci dei bimbi: Antonio e Roberta sono stati adorabili con loro, li hanno affiancati con affetto e allegria nella scoperta di questa nuova città ed ora si vede bene quel timido accenno a trattenerli, e mi rattrista vedervi addosso questa nuova abitudine a lasciar andare, a salutare. Abbiamo un pomeriggio davanti a noi, siamo ai piedi di Montmartre , decidiamo che sarà la nostra ultima passeggiata. Finalmente ci distendiamo, non ci sono file da aspettare, non ci sono marce serrate, prendiamo l’ andatura morbida e arzigogolata di chi se ne va a zonzo e, pure se le scalinate sono gremite e la folla s’ ammassa ovunque, per un po’, le SacréCœur bianco e puro, fa riflettere la sua luce chiara solo su di noi.

DSCN0579
Sacré-Cœur

Ripartiamo col sole ancora forte delle sei, l’ auto si dirige veloce verso i campi verdi della campagna francese, quando lasciamo alle nostre spalle una Parigi che respira pesante, i contorni sfocati appena da quel vapore di smog che le aleggia sopra.

Raggiungiamo l’ ultima tappa del nostro viaggio. Ci accoglie una minuscola contrada deserta. Sparpagliamo poche cose nel piccolo monolocale che ci ospita. Per la prima volta, dopo tre giorni, ci addormentiamo nel silenzio e già sentiamo, con una punta di malinconia, che casa è vicina.

Vi bacio uno ad uno sui vostri sorrisi appisolati, sui vostri respiri profondi e regolari. Domani, vi portiamo a Disneyland.

 

P.S. questo racconto è stato scritto tre giorni dopo il nostro rientro da Parigi, quando ancora l’ estate faceva fatica ad arrivare ed il cielo incombeva fermo e grigio come gli umori di quel viaggio. Ora il sole è forte, le giornate luminose ed ha ragione mio marito: nelle foto abbiamo tutti uno splendido sorriso e Parigi è una cornice deliziosa. Ringrazio Antonio e Roberta per tutto l’ affetto e l’ amicizia che continano a donarci.

 

4 risposte a "Parigi 2-5 giugno 2017"

  1. Ieri, proprio ieri, ho scritto un pezzo su quei tempi che mio marito e io andavamo regolarmente a Parigi (casa sua era in una cittadina adiacente), perché proprio la sera prima mi era arrivato, fulmineo, uno di quei ricordi a pelle, che sfrattano il solito solaio della ragione, e ti tirano dentro come un mulinello. Non l’ho ancora postato perché come sempre poi ci metto troppo tempo per “confezionarlo”, foto, tags, grassetti e tutti gli annessi. E perché i giorni vanno più veloci della scrittura e del blog. Ma si vede che Parigi è proprio nell’aria, oppure tu e io siamo connesse 🙂 Comunque coi bambini non si possono fare grandi code, immagino la sfacchinata. Immagino anche le nuvole, abbiamo preso tanta pioggia spesso anche noi. ps: buona estate, allora finalmente, qui si schiatta!

    Piace a 1 persona

    1. Hai capito il problema, da quando ci sono i bambini ho iniziato ad evitare le grandi città caotiche, le mete turistiche affollate di gente. Soffoco io e soffocano i bambini, sempre a porgli limiti, a tenerli costantemente in uno stato d’ allerta. Finisce sempre che loro si annoiano e noi siamo tesi e nervosi. Però, mi manca respirare arte, riempirmi gli occhi, scoprire e alla fine cadiamo sempre in tentazione. Forse avevamo solo bisogno di un viaggio diverso anche se ” Paris Sera Toujours Paris!!!” 😉 e comunque mi piace questa storia della connessione :*

      Piace a 1 persona

  2. L’ho imparato piano piano anch’io sulla mia pelle che occorre trovare un itinerario in cui i bisogni e gli interessi dei bimbi siano predominanti. Non è facile relegare gli interessi di noi adulti in un angolino, ma alla fine se si fa così, quel poco almeno ce lo si gode perché i piccoli non sono stati sottoposti a troppo stress e limitazioni. Impareremo viaggio dopo viaggio ed andrà sempre meglio! Un abbraccio

    "Mi piace"

Lascia un commento